L’appartamento di fronte
03 Giugno 2020
Scrutava la quiete della città dal suo piccolo balcone. Quell’aria tiepida lo rassicurava. Si ritagliava un po’ di tempo per sé la sera quando la compagna era ancora incollata alla tv al piano di sotto. Una boccata di ossigeno. Le case della città erano illuminate a metà.
Un particolare, chissà perché, catturò la sua attenzione: un divano bianco nell’appartamento del palazzo di fronte al suo. Ogni tipo di fantasia gli sfrecciò nella sua mente un po’ annebbiata dalla routine di coppia. Sorrise fra sé e sé e quasi auspicò, sadicamente, che la casa nascondesse la solita coppia o famiglia alle prese con le giornata sbiadite. Gli sembrava di alleggerire il suo peso condividendolo con gli altri. Ma d’improvviso ebbe una sensazione insolita, recuperata dal suo passato, quando aveva la consapevolezza di non dover rendere conto a nessuno delle sue uscite, entrate, pensieri, avventure ecc. Quando aveva in mano le sue giornate. Lui divideva il tempo in prima e dopo l’abbaglio rivelatosi sbaglio.
Cioè prima di affidarsi alla bonaccia,all’apparente sicurezza di un rapporto a prova di bomba: nessuna emozione travolgente che porta conflitti, ansia, gelosia…Tutto quello che significava amare quindi rischiare. E il dopo, quando tutti i giorni erano uguali. Indugiò nel fissare quel divano vuoto, si cullò nella piacevole illusione di un ritorno al passato. Assaporò una libertà sfuggita via chissà quanto tempo prima. Immaginava lui single sdraiato sul quel divano, una donna che leggeva in lingerie ecc…
Diventò un apputamento fisso serale osservare quel divano sempre vuoto in quella camera sempre illuminata.
Una sera vide un’ombra avvicinarsi alla tenda, prima di chiuderla guardò fuori. Lui si ritirò un poco, aveva paura che quella persona lo avesse notato. L’ombra uscì nel terrazzino, appoggiò le mani sulla ringhiera di metallo grigio, guardò il cielo e intorno a sé. Si soffermò su lui, ormai era evidente che era una donna. Com’era non poteva dirlo, ma in quell’attimo la sua immaginazione gli era sufficiente.
Tutte le sere andava a sbirciare e tutte le sere vedeva quella intrigante silhouette ammirare il cielo. Si convinceva di farlo per la voglia di refrigerio, invece era per l’insolita donna.
Una sera decise e le parlò : “Bella serata?” Lei si girò di scatto, sorrise e annuì. Cominciò così un dialogo impacciato. Ad un certo punto sentirono un temporale in lontananza, ognuno entrò nella propria casa. Entrambi, incuriositi, pensarono: “Chissà se avremo l’opportunità di vederci da vicino?” E soprattutto pensarono al quando. Lui non aveva voglia di introdurre il discorso sul fatto che era impegnato. Aveva paura di mettere a nudo le sue piccole miserie, insoddisfazioni giornaliere ecc. Scacciò via la sua riflessione, adesso voleva godersi quell’incanto, l’ignoto, la dolcezza di un incontro fuori programma…